A Spoleto Arte, in corso fino al 22 luglio, sono esposte 6 opere del vincitore del Premio Caravaggio Matteo Fieno.
Nell’ambito della mostra internazionale d’arte “Spoleto Arte“, curata da Vittorio Sgarbi, in corso fino al 22 luglio prossimo, sono esposte in via eccezionale 6 opere di colui che viene definito da alcuni come“l’artista delle donne”: stiamo parlando dell’artista piemontese Matteo Fieno.
Si tratta indubbiamente di una definizione particolare per il vincitore del Premio Caravaggio della Pro Biennale 2019, presentata dallo stesso Sgarbi: tale appellativo deriva dai quadri dell’artista, visto che hanno spesso come protagoniste le donne.
Nei suoi dipinti troviamo figure femminili dalle movenze aggraziate, che non nascondono mai i loro difetti. Una vera e propria celebrazione delle donne che amano loro stesse, nel bene e nel male.
Un’esaltazione della donna vera, senza infingimenti e senza nascondere nulla, raccontata per esempio anche dai piedi stanchi e rovinati di una ballerina, per parlare della sua vera identità e del suo vero vissuto.
Perché dietro ogni quadro di Matteo Fieno, piemontese di Alba (Cuneo), vi è un preciso personaggio, con una sua atmosfera e una sua storia, che parte già dal titolo dell’opera stessa. E perché “life is now”, la vita è ora, e proprio per questo bisogna cogliere l’attimo fuggente in ogni cosa.
Per le sue opere, Fieno si ispira al periodo tardo ‘800/inizi del ‘900, e ad artisti come Modigliani e Degas; quest’ultimo dipingeva le ballerine che si misurano con loro stesse e con la fisicità estrema.
Fieno è un artista che possiede un suo stile unico e peculiare: le sue opere si riconoscono dai suoi soggetti e dal modo inconfondibile con cui le ritrae.
“Ogni corpo, che sia svelato nella sua nudità o che manifesti la propria fisicità in una tenuta intima, glamour o fitness, porta con sé la possibilità di immaginare la veste dell’animo a cui appartiene, di intravedere la verità delle sue imperfezioni, di avvicinarsi al mistero che sta all’ origine della vita, lo stesso che riscontro ogni giorno anche nella dimensione agreste – dichiara Fieno – Nell’affrontare i tratti essenziali dei miei personaggi, annullo le distanze tra me e loro fino a immedesimare me stesso in quei corpi, isolando un frammento di storia in comune che li rende pubblicamente credibili e fruibili in un diario collettivo di consapevolezza umana, reso attraverso la grazia e il non detto dell’universo femminile, da cui ciascuno può così attingere per costruire una nuova narrazione propria”.
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