I Rio sono un gruppo musicale formatosi nel 2001. A maggio è uscito il loro ultimo album “Buona vita”, preceduto dal singolo omonimo. Abbiamo avuto la possibilità di intrattenere una piacevole chiacchierata con loro.
Buongiorno ragazzi e grazie per la vostra disponibilità. È un vero piacere poter intrattenere una chiacchierata con voi. Vi andrebbe di parlare del vostro ultimo album “Buona vita”? Potreste raccontare la sua genesi?
“Buona Vita” è un album che ha avuto un periodo di incubazione molto lungo… poi nell’arco di un mese è nato.
Ci siamo ritrovati attorno ad un tavolo (la tavola è un simbolo importante nel mondo dei RIO ed è alla base di qualsiasi decisione presa nel tempo) nel settembre 2018 con tre si per registrare un nuovo album ed un no… quello di Fabio. Non se la sentiva di pubblicare un cd in un momento in cui la musica stava cambiando notevolmente, la discografia era in ginocchio e il cambio musical-generazionale faceva sentire i suoi primi vagiti forti dal sottofondo pronti a esplodere… come poi è stato. Negli ultimi due anni si è stravolto tutto, il modo di promuovere e commercializzare la musica è notevolmente cambiato.
Tuttavia c’era molto entusiasmo e la voglia di raccontare ancora un pezzo di vita, un momento tutto nostro: Bronsky aveva qualche stralcio di canzone, Paddo e Gio non vedevano l’ora di mettersi al lavoro.
A febbraio, dopo esserci nuovamente riuniti attorno al fatidico tavolo e confrontati, abbiamo pensato fosse giusto – qualora avessimo sentito di avere ancora qualcosa da dire – tornare a farlo nel modo più rumoroso possibile.
Così, in un mese abbiamo registrato “Buona Vita”, un disco carico, diretto, sanguigno e soprattutto pieno di positività che rispecchia perfettamente la filosofia dei RIO, un disco che ha sorpreso anche noi per la naturalezza in cui è nato.
I titoli dei brani sono molto evocativi… Oltre a “Buona vita”, per esempio penso anche a “Un anno facile”, “Un giorno in più”, “La tua rivoluzione”, ma il discorso si applica a tutti i titoli. Cosa dite ne pensate?
Già il titolo “Buona Vita”, come dici tu, la dice lunga sul contenuto del nuovo cd! Tra le varie tracce, c’è la positività che ci contraddistingue da sempre, ma affrontata con un’energia e uno spirito pazzeschi. Dietro a ogni canzone di questo nuovo viaggio c’è ancora una gran voglia di rimetterci in gioco, nonostante tutto, con la faccia da schiaffi che ci portiamo dietro da sempre.
Sono storie di tutti i giorni, le nostre più personali e quelle dei nostri fan che ci raccontano nel backstage una volta finito il concerto. È un disco “vero”, che detta così sembra una battuta. Possiamo anche sbilanciarci: crediamo sia il disco più bello della nostra carriera musicale e non perché sia l’ultimo, ma perché ha sorpreso anche noi e dopo aver vissuto tanta musica e averne viste veramente tante, non è così facile.
Come definireste la vostra musica?
Un melting pot di mondi culturali e sonori che si mescolano e si fondono attraverso il nostro immaginario.
Le nostre influenze musicali sono tantissime e le sfumature che hanno pervaso i nostri dischi innumerevoli e le più disparate.
Artisticamente – “fortunatamente” – per le nostre produzioni ci hanno sempre lasciato carta bianca. Per una band è fondamentale, ti permette di sperimentare e crescere anche sbagliando.
Abbiamo sempre cercato suoni e canzoni che ci smuovessero lo stomaco, chiaramente sempre con un orecchio su quello che girava per radio in quel determinato momento, ma cercando di seguire il nostro istinto, inserendo dettagli della musica con cui eravamo cresciuti e soprattutto mantenendo il nostro spirito goliardico vivo e vegeto.
Attualmente il nostro sguardo è più proiettato verso il passato, rispetto al presente.
Siamo andati alla ricerca di quel sound, quel rock Emiliano che ci manca da un po’, i riferimenti al primo Vasco, al primo Luciano (Ligabue n.d.r.), ai Rats e tante altre band che per una decina di anni hanno messo a ferro e a fuoco l’intera penisola!
Poi chiaramente ci sono richiami “neanche tanto subliminali”, ad artisti e band con cui siamo cresciuti. Tra gli altri, Lou Reed e Rolling Stones, ma anche un po’ di Clash e Sex Pistols, almeno nell’intenzione.
Ecco, alla fine se prendi un frullatore, ci metti dentro reggae, rock’n’roll, rock, pop, punk e tutto quello che ti capita sottomano a livello musicale, mixi e mesci, forse, trovi quello che c’è dentro alla musica dei RIO!
Facevamo prima a spiegarvelo così. (ridono)
Ci sono artisti ai quali vi ispirate?
Amiamo tantissima musica, veramente tanta.
Ci sono artisti che sono stati fondamentali per noi, forse più per l’aspetto umano che per quello musicale.
Personaggi come Elvis Presley, Rolling Stones, Beatles, Red Hot Chili Peppers, Los Lobos – da non confondere con i Los Locos – (ridono) e tanti altri ci hanno contaminato e continuano a farlo.
Scegliere “solo”, tre dischi in tutto questo universo sonoro che ci ruota attorno, diventa veramente difficile ma, se dobbiamo citare un personaggio che ha influito molto sul nostro modo di vivere la musica, il nome di Bob Marley esce all’unanimità dalle nostre bocche.
Secondo voi, cosa significa fare musica al giorno d’oggi?
È sempre più difficile, c’è molta qualità, ma anche molta, moltissima offerta e poca richiesta. Tantissimi gruppi non hanno la possibilità di suonare perché gli spazi “tradizionali”, sono sempre meno.
La burocrazia ha reso l’organizzazione di un evento un inferno. Molte agenzie di spettacolo oggi sono in difficoltà, c’è la corsa al ribasso e per alcuni casi rasentiamo lo strozzinaggio.
Se però quello che senti nel tuo stomaco è vero e reale, non puoi far altro che rimboccarti le maniche e darti da fare. Del resto qualcosa si sta muovendo, leggiamo e vediamo la nascita di nuovi modi di fruire la musica… ci vorrà del tempo, ma ce la faremo.
Com’è stato aprire i concerti di artisti del calibro di Elisa e Ligabue?
Esperienze meravigliose! Vere e proprie palestre a cielo aperto.
Calcare il palco di grandi artisti, se lo fai con lo spirito giusto, ti permette di imparare moltissimo. Noi fungevamo da “scaldamuscoli”, definizione che ci ha sempre onorato perché in pochi riuscivano a restare fermi durante la nostra esibizione. Il nostro compito era quello di portare l’evento alla temperatura giusta, dopodiché l’artista non doveva far altro che chiudere in bellezza!
Sia Luciano, sia Elisa, ci permisero di lavorare col “volume”, giusto, cosa che capita raramente, e che inficia notevolmente sulla resa del tuo show.
Ma loro conoscevano il nostro modo di fare spettacolo e la nostra energia, così ci permisero di fare del nostro meglio.
Siamo onorati di aver condiviso il palco di questi grandi Artisti.
Aprimmo anche per Santana a Napoli, in piazza Plebiscito, all’inizio del nostro percorso, in pochi lo sanno ma ci tenevamo a ricordarlo. Fu incredibile.
Avete in serbo qualche progetto per il futuro?
Attualmente siamo in giro a promuovere il nuovo disco tra concerti ed eventi, chi volesse seguire i nostri pellegrinaggi o sapere qualcosa di più su di noi, può visitare il nostro sito ufficiale o cercarci su tutti i social network possibili: li aggiorniamo spessissimo! Ci auguriamo di vedervi in giro: la musica sotto le stelle si percepisce in maniera differente. Vivendo un concerto, le emozioni al volume giusto sono più forti e acquistano sfumature incredibili. Buona Vita.