Il diritto all’istruzione è un diritto umano fondamentale, sancito – nel diritto internazionale – dalla “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” e garantito, in Italia, dalla Costituzione della Repubblica italiana.
L’istruzione rappresenta un valore individuale e collettivo. È un valore individuale in quanto l’istruzione consente alle persone di comprendere la realtà, migliorare la vita professionale, vivere in modo consapevole; l’istruzione rende l’uomo libero. Al tempo stesso, l’istruzione costituisce un
valore collettivo traducendosi in un vantaggio per l’intera comunità, aumentando il benessere sociale e il senso civico. Una diffusa situazione di analfabetismo sarebbe dannosa sia per il singolo (condannato ai margini della società) sia per la collettività (che difficilmente potrebbe progredire
culturalmente, socialmente ed economicamente).
La nostra Carta costituzionale dedica al tema dell’istruzione gli articoli 33 e 34. In particolare, dall’articolo 33 nasce il principio di libertà di insegnamento, in base al quale gli insegnanti – nel rispetto dei principi generali fissati dallo Stato – sono liberi di scegliere le modalità didattiche che reputano più adatte. È prevista la possibilità di istituire, accanto
alle scuole statali, scuole private parificate alle pubbliche, ove agli alunni è assicurato un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali.
Nell’articolo 34 è disciplinato il diritto allo studio. Sancendo che la scuola è
aperta a tutti, questo articolo contiene una delle più importanti applicazioni del principio di uguaglianza formale: tutti devono avere la possibilità di andare a scuola. Inoltre, si prevede che i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, abbiano diritto di accedere ai gradi più alti degli studi,
mediante la corresponsione, da parte dello Stato, di forme di sussidio, come borse di studio.
L’effettiva attuazione del diritto allo studio è una realizzazione del principio di uguaglianza sostanziale.
L’obbligo scolastico in Italia, introdotto dalla Legge Casati nel 1860, oggi, a seguito di una legge del 2006, ha una durata pari a dieci anni, due anni in più rispetto a quanto prevede la Costituzione.
L’obbligo scolastico riguarda la fascia di età compresa tra i 6 e i 16 anni. Altri paesi europei impongo l’obbligo scolastico fino a 18 anni. L’Italia ha previsto un obbligo di formazione sino alla maggiore età.
L’inosservanza dell’obbligo di istruzione elementare dei minori è punito dal codice penale con una ammenda fino a 30 euro.
Attualmente, l’istruzione è diffusa quasi in tutto il mondo ma esistono ancora milioni di bambini che non hanno accesso all’educazione di base. La scuola è stata chiamata in causa nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, programma d’azione sottoscritto nel 2015 dai governi di 193 Paesi membri dell’ONU, che mira alla prosperità del pianeta e dei suoi abitanti. All’obiettivo numero 4, l’Agenda 2030 si focalizza sul diritto all’istruzione e impone alle Nazioni firmatarie di garantire
un’educazione di qualità, equa, inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti per il benessere della popolazione.
La Giornata internazionale dell’educazione, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per celebrare il ruolo dell’istruzione nella costruzione della pace e dello sviluppo, è il 24 gennaio.
Silvia Giampà