“Lodo la danza perché libera l’uomo dalla pesantezza delle cose e lega l’individuo alla comunità. Lodo la danza che richiede tutto, che favorisce salute e chiarezza di spirito, che eleva l’anima” (Sant’Agostino).
La danza è una nobile forma di espressione e comunicazione che da secoli accompagna l’uomo; è un’arte universale, proprio come la musica da cui, in un certo senso, dipende. Danzando, un individuo può affermare il suo modo di essere. Purtroppo non sono una ballerina, ma quest’arte mi ha sempre affascinata e amo molto vedere danzare: credo che la grazia e la leggiadria con cui i ballerini si muovono non abbia eguali.
Ho avuto la possibilità di conoscere un giovane ballerino, Ivan Errante, e di intrattenere con lui una piacevole chiacchierata telefonica su questa meravigliosa arte. Ivan, 23 anni, si è diplomato l’anno scorso presso un’accademia milanese e si dedica sia alla danza classica, sia a quella contemporanea.
Ciao Ivan, grazie per la tua disponibilità. Parlaci di te e di cosa rappresenta per te la danza.
Ciao Chiara, grazie a te per avermi invitato a parlare di me e un caro saluto a tutti i lettori di Diamo voce alla cultura. Sono un ragazzo con un carattere tranquillo, introverso per certi aspetti ed estroverso per quanto riguarda le relazioni con la gente e la mia professione. Sulla danza posso dire che è un mondo magico e del tutto particolare; si può definire un mondo in un mondo, si trova di tutto: meritocrazia, raccomandazione, difficoltà (molte), fatica, soddisfazione, gratitudine, umiltà, disciplina, tristezza, follia… È un settore chiuso in cui è difficile entrare, così come far parte del suo mercato; i fattori in gioco sono moltissimi e tra questi i principali sono possedere un’ottima tecnica e doti fisiche. In alcuni casi, le persone che ricercano la profondità di quest’arte danno molta importanza all’artisticità del ballerino. Con la pandemia di Covid-19, anche per il nostro settore è stato un anno molto duro, penso anche più duro rispetto ad altri settori poiché, come noto, il mondo della cultura e dello spettacolo spesso viene poco considerato; ci siamo trovati in molti senza lavoro, chi per un motivo, chi per un altro. Anche le più famose star del balletto hanno subito questa situazione e, come tutti, speriamo che presto si possa risolvere. Io ho scelto di licenziarmi dal teatro per il quale lavoravo, il “Varna Opera Theatre“, perché ho capito che non avrebbe fatto parte del mio futuro: dopo aver fatto esperienza in quella compagnia ho sentito che il mio percorso si stava spostando altrove e oggi mi trovo in Spagna, a Saragozza, a ballare con progetti e a svolgere lavori anche al di fuori della danza; del resto, per poter continuare il mio sogno ho bisogno di finanze. Il mondo della danza richiede allenamento e per poter dar spazio all’allenamento devi prima garantirti la sicurezza di poterti mantenere. Spero che presto possa incontrare un’altra compagnia a cui possa piacere il mio modo di danzare e poter svolgere tranquillamente la mia vita di ballerino.
Sì, parliamo di 6-7-8 ore al giorno di allenamento. Sei tu e il tuo corpo davanti a uno specchio in una continua sfida con te stesso; giudizio, stanchezza e frustrazione penso siano le tre emozioni che più si respirino in una sala di danza professionale. Andare oltre a questo è da professionisti, avere rispetto del proprio lavoro indipendentemente dal livello che si ha è difficile da comprendere, per noi ballerini. Siamo narcisisti, perfezionisti e ossessionati da fare più di “bene”. Ovviamente, poi, dipende molto dal ballerino; quello che posso raccontare è la mia esperienza e la mia visione di questo mondo, onestamente fino a oggi ho incontrato molta poca gente felice che faccia questo lavoro.
Ogni balletto ha la sua magia. Il mio balletto preferito, però, è “Il Corsaro“, basato sul poema “The Corsair” di Lord Byron e musicato da Adolphe Adam. Non ho ancora avuto l’onore di poter ballare questo repertorio. Ciò che più mi affascina è la possenza maschile nella scena, la delicatezza nei gesti di devozione e servitù, l’eleganza e i fini movimenti delle ballerine; i passi a due e le danze di carattere mi trasmettono una particolare emozione e felicità.
Provo grandissima stima per moltissimi ballerini, soprattutto per i più umili e i gran lavoratori perché mi rispecchio in loro: quando non si hanno troppe doti fisiche, l’unica cosa che può fare la differenza in questa disciplina è appunto il duro lavoro. La figura alla quale mi ispiro è un me stesso del futuro: proietto la mia immagine di come vorrei vedere il mio corpo, i miei movimenti e la mia tecnica; questo mi stimola a continuare a lavorare duro e mi dà molta forza di volontà.
Da sempre sono affascinato dal mondo esoterico, dall’occulto e dall’ambito spirituale. Ho deciso di raccontare ciò che mi è successo durante il mio percorso iniziatico e per farlo ho scelto la poesia. “Gesta d’un beota” è il mio primo libro: si tratta di un libro esoterico, spirituale, parla del risveglio della coscienza e della fattibilità di questo obiettivo da parte di chiunque. È un invito a procedere verso la trascendenza dell’essere umano.
L’unico consiglio che mi sento di dare è di non perdere mai l’entusiasmo quando ci si trova all’interno di una sala di danza e di ballare, lavorare sodo con intelligenza e non perdere mai l’umiltà e il rispetto nei confronti di quest’arte.
È possibile seguire Ivan su Youtube, su Instagram e Facebook. Il suo libro “Gesta di un beota”, edito da Dialoghi, è disponibile online e nelle principali librerie.
3 thoughts on “Intervista al ballerino e scrittore Ivan Errante”