Continuiamo la nostra piacevolissima chiacchierata con Hanna Fridriksdottir, cantante di origine islandese e docente di canto classico e moderno presso l’Accademia Europea di Musica di Erba (Co).
Abbiamo chiesto ad Hanna di illustrarci tutti i benefici della musica e in particolare del canto in due puntate. Se vi siete persi la prima, la potete trovare a questo link.
Oggigiorno si stanno riscoprendo i benefici della respirazione diaframmatica, un tempo considerata un’esclusiva dei cantanti. Penso alle tecniche di rilassamento, allo yoga, persino al parto… Qual è l’influsso positivo che questo tipo di respirazione ha sul nostro organismo?
È vero. Oggi si pone tanta attenzione sulla respirazione diaframmatica. Questo mi fa molto piacere. Forse fa parte della natura dell’uomo il dover “arrivare alla frutta” per riscoprire le cose fondamentali, come quella di respirare bene. La respirazione è, come sappiamo, una funzione fondamentale che ci accompagna per tutta la vita, ma spesso si respira malissimo per tanti motivi. Quando non respiriamo bene, non viviamo bene, secondo me, e avere una buona coscienza e consapevolezza del nostro respiro è molto utile come modo per migliorare il nostro benessere psico-fisico. Come dicevi, ci sono tante discipline che mirano al controllo e alla consapevolezza di questo dono prezioso per rendere la vita migliore. I benefici della respirazione diaframmatica sono tanti. Data la posizione del nostro diaframma all’interno del nostro organismo, possiamo dire che questo organo svolga un ruolo decisivo. Indipendentemente dai suoi rapporti con certi organi interni, è coinvolto pure nella funzione circolatoria, digestiva e posturale. In più è strettamente correlato con la sfera emotiva. Quante volte abbiamo sentito riflettersi le emozioni in modo negativo sul nostro respiro? Chi non conosce il magone o un’attacco di ansia o rabbia, che si manifesta come un pugno nell’addome e sembra che si blocchi il nostro respiro? Le manifestazioni di tali emozioni, infatti, tendono a riflettersi sul diaframma, come se fosse un magnete o una spugna e questo porta al suo rimanere contratto. Se queste emozioni poi persistono per un tempo prolungato, il diaframma rischia di bloccarsi. Un diaframma bloccato ovviamente potrà svolgere solo una parte delle sue funzioni possibili, e di seguito determinare la manifestazione di varie patologie e problemi. Quindi vediamo di curare il nostro respiro sempre per la nostra salute!
Cosa rappresentano per te la musica e il canto?
“La vita senza musica, non è vita”. Non ho letto moltissimo di Friedrich Nietzsche, ma lui, oltre a essere stato un filosofo, era pure musicista e grande sostenitore della musica, e tengo sempre stretta al cuore questa sua frase e la condivido in pieno. Per me la musica e il canto rappresentano dei canali ai quali abbiamo sempre accesso, senza nessun abbonamento particolare o costo, a parte il nostro impegno, dedica e apertura. Sono luoghi lontani da quelli comuni, dove possiamo essere pienamente ed esclusivamente noi stessi, nella nostra versione migliore, e dove si trova tutta la bellezza immaginabile per nutrire la nostra anima e cullare il nostro cuore.
Spesso, a proposito, mi viene in mente lo scricciolo, già nominato precedentemente. Sentire il suo meraviglioso canto, che sembra arrivare dritto dal cuore, uscire fuori dalla siringe di quel corpicino piccino, è un esempio meraviglioso di quanta bellezza si possa trovare nelle piccole cose. Mi fa sempre ricordare che tutti noi siamo pieni di musica e poesia, senza renderci spesso conto della ricchezza che alberga dentro di noi e intorno a noi.
Hai qualche suggerimento da dare a chi, per lavoro, utilizza molto la voce? Penso non solo ai cantanti, ma anche agli insegnanti, agli speaker radiofonici ecc…
I suggerimenti da dare ai professionisti della voce sarebbero tanti e poi la voce si utilizza in modo molto vario, e quindi i consigli non possono essere gli stessi, anche se certamente hanno degli aspetti basilari in comune come la buona respirazione. Il mio lavoro è legato a quello della musica e dei cantanti, e a loro mi viene da dire di non smettere mai di cercare nuovi lati, colori e sensazioni della loro voce attraverso lo studio e l’allenamento vocale. Quello del canto è un mondo infinitamente vasto e meraviglioso. Nella sua gestione migliore bisogna essere sempre curiosi, umili ma determinati, autorevoli ma elastici. Ci vuole devozione, costanza e tanta pazienza, a volte. La voce cantata è come se fosse un bellissimo mosaico che non si completa mai, ma che cresce e diventa sempre più bello e colorato dopo ogni pezzettino che si aggiunge, e poi rimane lì per sempre. Bisogna ascoltare tanta musica e leggere, in modo da arricchire sempre di più il nostro linguaggio musicale e approfondire il senso di quello che abbiamo “da dire” attraverso la musica. Questo è quello che penso. Essere sempre in cerca di nuovi equilibri, colori e modi d’espressione, che comunque rispecchiano qualcosa di autentico dentro noi stessi. Imparare dagli altri e prendere spunti e idee è una cosa, ma essere genuini e autentici è un’altra e rimane un compito assai difficile, ma allo stesso tempo molto appagante.
Ai docenti posso consigliare di imparare una buona respirazione e di dare un buon sostegno alla voce ed evitare di gridare. Non è facile ottenere l’attenzione di una classe di ragazzi senza microfono; consiglierei quindi l’utilizzo dei microfoni clip, che senz’altro possono salvaguardare voce ed energie di tanti insegnanti e permettono di ottenere i risultati desiderati con il minimo sforzo. Ovviamente sempre “appoggiando” la voce. Per quello che sento in radio, mi sembra che gli speakers radiofonici siano molto preparati e abbiano “lavorato” sul proprio timbro e su come vogliono esprimersi. Tanti di loro, secondo me, sarebbero da tenere come riferimento per chi deve utilizzare tanto la voce per lavoro, nelle presentazioni, per esempio. La voce, certamente, indipendentemente dal suo utilizzo in musica, è uno strumento molto potente, ed è fondamentale in tanti settori. Come dici le cose, il tono che usi, le parole che scegli e il loro ordine, il ritmo che dai al tuo fraseggio, le cadenze ecc.: tutto ciò è importante. Sempre.
Finalmente, la musicoterapia si sta facendo strada anche nel nostro paese: secondo te cosa è cambiato nella mentalità delle persone, che stanno rivalutando un po’ la musica anche da questo punto di vista?
Secondo me, finalmente si comincia a valutare il potere della musica in modo più concreto. Senza togliere nulla ovviamente né alla sua poesia, né alla sua qualità astratta, che lo distinguono per esempio dalla pittura, e altri genere d’arte normalmente considerati rappresentativi. Questa sua qualità, che fa parte della sua magia, a volte diventa controproducente, in particolare quando si tenta in modo razionale e scientifico di “misurare” il suo valore. Ora sembra che sia stato raggiunto un traguardo nell’apprezzare la musica, e riconoscerla come un elemento indispensabile per il benessere dell’uomo e “ristoro dell’anima”, come la intendeva J.S. Bach.
Se pensiamo a quando ci siamo sentiti più vivi durante la nostra esistenza, senz’altro possiamo verificare che sia stato quando i nostri sensi erano focalizzati. L’esistenza include infiniti stimoli per essere interpretati dal nostro sistema tattile e dalla nascita abbiamo ricevuto in regalo cinque meraviglie: la vista, l’udito, il tatto, il gusto e l’olfatto. Ciascuno di essi rappresenta uno strumento per approfondire la nostra esperienza di vita su questa terra in modo sano. Sentire l’affascinante fenomeno della pelle d’oca e le lacrime agli occhi all’ascolto di un brano musicale e sentirsi in una inspiegabile armonia con l’universo cantando un brano che ci sta a cuore, sono due esempi di colori dall’arcobaleno delle emozioni, esempi di momenti intensamente vivi. Lev Tolstoj diceva: “La musica è la stenografia dell’emozione. Emozioni che si lasciano descrivere a parole con tali difficoltà sono direttamente trasmesse nella musica, ed in questo sta il suo potere ed il suo significato”. Secondo me, l’essenza della musica sta in queste sue parole. Quest’anno, il mondo ha sentito molto la mancanza della musica a livello di concerti e lezioni dal vivo e si è manifestato il bisogno universale della musica e dell’arte. Basta guardare tutti gli spettacoli e le registrazioni “streaming”, le mostre ecc. che sono a disposizione online. Anche gli insegnanti di musica come altri insegnanti si sono dovuti adattare alle lezioni online e al cosiddetto “smart working”. Stiamo verificando che la musica non ci lascia mai da soli e che i musicisti e gli insegnanti di musica svolgono un ruolo fondamentale nella società, anche se spesso svalorizzato – mi permetto di dire – e poco tutelato. I musicisti spesso si sentono dire quando affermano di essere musicisti di professione: “ah, ma che lavoro fai”? Oppure: “ah canti, che bello”! Speriamo che questo prima o poi cambi. Provate giusto a immaginare di essere un falegname, un architetto o un panettiere e sentirsi dire la stessa cosa. Sono professioni assodate e riconosciute, mentre quello del musicista sembra sempre che sia un mestiere che rimane sul “chi va là”.
Ci stiamo ormai preparando all’inverno, con la pandemia di Coronavirus ancora in corso… Come possiamo innalzare le difese immunitarie attraverso la musica e il canto?
Sì, ci stiamo preparando all’inverno e sappiamo già – per quello che si sta passando – che saranno mesi difficili e complicati sotto tanti punti di vista. Non bisogna tuttavia perdere la fiducia, ed è proprio quando le cose sono estremamente difficili che bisogna tenere alti gli spiriti per non farsi abbattere. È il periodo delle prevenzioni, di prendersi molta cura di sé e degli altri, di cercare di fare più cose possibili che ci fanno stare bene. Non serve assolutamente a nulla secondo me (tranne per stare male e farsi venire un’indigestione e bloccare la preziosa funzione diaframmatica) guardare notizie demoralizzanti tutti giorni, per sentire il peso dei drammi vari appoggiarsi sulla nostra vita quotidiana. Quest’ultima esige le nostre energie più complete, soprattutto in questo periodo in cui serve la riserva di quell’energia. A mio parere, non la recuperiamo nelle negatività, ma attraverso la nostra forza e con le cose che ci rendono felici, anche se pure vulnerabili, ma vulnerabili nel senso costruttivo, a cuore aperto. In questo, la musica e il canto possono aiutare tantissimo nel “rinforzare” le nostre difese, e allo stesso tempo renderci felici. Il fenomeno musicale è stato studiato da decenni da neuroscienziati, e le loro ricerche hanno dimostrato tante cose, tra cui la chimica che si mette in moto dentro di noi all’ascolto della musica e nella sua produzione. Quando ascoltiamo e produciamo la musica, il nostro metabolismo rilascia della dopamina, quel neurotrasmettitore che viene rilasciato dal corpo durante attività piacevoli, come per esempio mangiare e fare l’amore. Che la musica produca pure questa sostanza, così vitale all’uomo, ha per anni lasciato gli scienziati perplessi, ma fatto sta che è così. Il rilascio di dopamina ci dona un senso di benessere e ricompensazione, ed è associato pure alla motivazione e all’autostima. Un certo tipo di musica induce al rilassamento, attivando le onde alfa nel nostro cervello, che a loro volta ci aiutano a sentirci più calmi e rilassati.
Uno dei grandi poteri della musica è la sua capacità di evocare emozioni. Coinvolgendo la corteccia frontale – la parte del nostro cervello associata ai ricordi – la musica è in grado di suscitare diversi tipi di emozioni. Questo naturalmente implica il metterci in contatto anche con emozioni legate alla tristezza, al dolore, ai momenti sia difficili, sia felici del nostro passato. È importante, quindi, saper scegliere “le colonne” sonore giuste nella nostra vita, in modo che ci aiutino a farci vivere meglio. Tanti studi recenti sottolineano proprio il fatto che la musica serva come auto-regolatore delle proprie emozioni.
La musica, inoltre, stimola la produzione di ossitocina, un ormone associato a emozioni positive e felici. Studi recenti dimostrano che cantare per una mezz’ora fa alzare in modo significativo il livello della stessa, quindi “canta che ti passa” è un detto veritiero. Il suddetto ormone è considerato pure “l’ormone dell’amore”, poiché svolge un ruolo importante nella costruzione dell’empatia e della fiducia. Altri studi ancora dimostrano che un certo tipo di musica possa aiutare a far scendere il livello dell’ormone dello stress, il cortisolo, che con i ritmi frenetici che spesso viviamo, aumenta a dismisura. Quindi, ascoltando della musica rilassante ci sentiamo meno stressati. Avendo la capacità di aumentare l’ossitocina e contemporaneamente di abbassare i livelli di cortisolo dovrebbe portare pure a un sonno riposante e sogni felici. Quindi, anziché ascoltare notizie angoscianti prima di andare a letto, meglio una tazza di tisana e della musica armoniosa.
Mi rende molto felice notare un aumento di questo “misurare” in modo scientifico il beneficio che la musica ha sulle persone. Questo fattore attribuirà senz’altro piano piano al donare alla musica un posto più significativo nella società. L’utilizzo del canto e della musica in ambienti e situazioni diversi sta facendo vedere al mondo come gli artisti e l’arte possano fare la differenza nella vita della persone. Ora, nella situazione estremamente provante che stiamo vivendo, i musicisti con la loro forza d’animo, conoscenza e passione stanno dimostrando che non bisogna mai perdere il coraggio o la fiducia. Anche trovandosi su terra tremante bisogna cercare di trasformare dubbi e vulnerabilità nella propria forza. Bisogna far capire, una volta per tutte, che la musica non è solo una passione di pochi, ma questione di salute per tutti. Purtroppo nel mondo avremo tanta gente che avrà delle difficoltà respiratorie e non starà bene per tanto tempo. Ci sarà un grande bisogno di terapie di recupero sia mentali, sia fisiche, che rispondano pure ai bisogni emotivi delle persone. In questo, la musica, il canto e la musicoterapia possono svolgere un ruolo vitale a mio avviso, e non sono certo l’unica ad essere di questo parere.