Per chi come me ha già passato i 40, il nome di Giorgio Faletti evoca parecchi ricordi, dallo splendido poliziotto “Vito Catozzo” alla canzone “Ulula” dove interpreta un confuso lupo mannaro, per arrivare a mille altri ruoli che nella vita ha interpretato: come attore di commedie tipo “Notte prima degli esami” o come scrittore di testi di canzoni che molti big della musica italiana hanno cantato, canzoni che lui stesso ha interpretato davanti al pubblico del teatro Ariston di Sanremo, come “Minchia Signor Tenente”.
L’artista piemontese, scomparso nel 2014, ha intrapreso la carriera di scrittore facendo (secondo quanto scrive egli stesso) un salto nel vuoto, in quanto di scrittore aveva solo la voglia e la passione, ma nessuna esperienza. Ed è proprio del suo primo romanzo – un thriller poliziesco – che vorrei consigliare la lettura: sto parlando di “Io Uccido“.
Il libro è un piccolo ma grande capolavoro di semplicità di scrittura, di narrazione e inventiva che è in grado di incollare le persone alle pagine. È un libro che non si colloca da nessuna parte, non imita nessuno e non somiglia a niente. È di Giorgio Faletti.
La storia è ambientata nel Principato di Monaco, dove un brutale assassino apre una connessione con uno speaker di Radio Monte Carlo e dove la sua caccia chiamerà in azione la polizia monegasca, francese e l’esercito degli Stati Uniti e le cui singole storie si fonderanno insieme come la ricetta di un piatto prelibato del quale gli ingredienti sono i più poveri della cucina ma che uniti diventano qualcosa di veramente gustoso. Acqua, farina, patate, pomodoro e basilico… ed ecco preparati dei gustosissimi gnocchi fatti in casa dal sapore unico, non industriale.
Per concludere, una menzione speciale alla musica, sempre presente in ogni parte del romanzo, e che consiglio caldamente di recuperare ed ascoltare immaginando le parti della narrazione in cui viene suonata, e in ultimo, la fantasiosa crudeltà di un assassino seriale che esce da ogni schema per ingegno e fantasia.
Imsomma, posso affermare che se dovessi leggere altro materiale che me lo ricorda, direi “è in stile Faletti!”.
Giovanni Panzeri