“Optica” di Paolo Pedrazzi, la recensione

Optica” di Paolo Pedrazzi (Eretica Edizioni, 2023 pp. 86 € 15.00) è una propagazione
dell’iridescenza poetica, una illuminazione colta e fluttuante sull’unità inscindibile della percezione
umana. Dissemina il contenuto elegiaco intorno alla visione inconscia di ogni spazio di oscillazione,
riflette l’eco dei luoghi occulti del possibile, distende le giunture nella curva dell’inatteso. Paolo
Pedrazzi concede alla superficie incrinata delle parole il significato originario della sorgente
linguistica, impugna l’abrasione di una realtà opaca con il riscontro della deviazione del mistero
umano, con il risultato di una successione dei contrasti. La poesia di Paolo Pedrazzi imprime una
intuizione profonda nei confronti della autenticità, distingue il bagliore della materia immaginativa
nell’andatura ferita del mutamento, segue il battito dell’inquietudine, obbedisce profeticamente allo
stimolo visivo ogni volta che interagisce con la comprensione delle illusioni. I testi si misurano con
l’assegnazione spettrale della coscienza, confermano la vibrazione dell’incarnazione emotiva,
dissolvono il dispositivo esegetico della capacità introspettiva attraverso l’appropriazione
contemplativa delle immagini. “Optica” racchiude l’espressione spirituale e materiale
dell’inconoscibilità, coniuga l’etica della scrittura nelle relazioni metafisiche sul senso dell’esistere,
elogia la consapevolezza interpretativa dell’ombra, nella labirintica e sorprendente emanazione del
temibile disorientamento, simboleggia l’arcana memoria della riserva divinatoria di chi sprigiona il
sigillo oracolare della nostalgia nella deriva mistificatoria dell’infinito. Paolo Pedrazzi dona
l’inesorabilità dell’oscuramento alla distorsione della provvisorietà, oltrepassa la sospensione
dell’abisso con la selezione filologica dei versi, nell’artificio intellettuale dell’orizzonte ontologico
dei vocaboli. Comprende la direzione del paradosso, nell’inevitabile avvertimento, influenzato dal
discernimento dell’ombra che elude la ragionevole verità, definisce il passaggio dell’esitazione nella
voragine di ogni miracolosa appartenenza, giustifica l’indulgenza nella remissione temporale
dell’innocenza, svela l’enigma magmatico della perplessità. I contenuti di Paolo Pedrazzi consacrano
il percorso dell’intangibile, richiamano il profilo delle interferenze dell’assenza, consegnano
all’indirizzo della finitezza umana, il bagliore del deserto e dei suoi miraggi. Concentrano l’esigenza
della ricerca verso la possibilità concreta dell’uomo, diffondono l’accentuazione trascendentale
dell’assoluto, l’immanente riflessione sulla solitudine, gli interrogativi fenomenologici sul mondo,
riscontrano una filosofica aporia nell’indecifrabile ostacolo alla natura dell’uomo e del suo pensiero,
attestano le contraddizioni inesorabili e le provocazioni nella loro spontanea etimologia. Paolo
Pedrazzi insegue l’origine di ogni monolitica eloquenza scardinando la frammentarietà della dottrina
ermeneutica, glissando l’esitazione esistenziale, scompone il dominio delle illuminazioni con la
sacralità catartica dell’ispirazione, sorveglia il principio sinuoso di ogni orizzonte.

Rita Bompadre

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